Edizione e traduzione di opere mediche latine della Tarda Antichità

PRIN 2022. Università degli Studi di Perugia (PI)
con la collaborazione delle unità di ricerca
delle Università di Torino e di Palermo

Il progetto

Genesi e linee programmatiche del progetto TRAMED


Paola Paolucci


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Il progetto PRIN2022 con acronimo TRAMED concerne l’edizione e la traduzione di opere mediche latine della Tarda Antichità. Ha durata biennale e rientra nell’area disciplinare delle SH, in particolare SH5-3 e 8 (filologia ed eredità culturale), nonché SH6-15 (storia della scienza medica).


Il progetto è stato concepito a partire da una embrionale collaborazione interdipartimentale (fra Medicina e Lettere) nell’Ateneo di Perugia, sfociata nel Convegno tenutosi il 18 dicembre 2021 per la celebrazione dei settecento anni di scuola medica dell’Ateneo perugino. Lo scopo principale del progetto è la rivisitazione critica e la traduzione in italiano ed in altre lingue moderne (in formato digitale open-access e a stampa) di opere latine di medicina della tarda antichità, al fine di garantirne una più ampia fruizione e divulgazione, in vista di collaborazioni multidisciplinari.


Linguarum diversitas hominem alienat ab homine – scriveva Agostino – ed appunto a questo ‘distanziamento’ linguistico si vorrebbe porre rimedio, mediante il presente progetto, facendo accostare i cultori non-antichisti ai contenuti espressi in latino nella trattatistica medica prodotta nella tarda antichità. Al fine di approdare al prodotto finale della traduzione (che è pratica notoriamente attivante una pluralità di competenze), occorrerà attraversare almeno 3 fasi:



  1. una rivisitazione critico-testuale della produzione medica in lingua latina dal III al VI secolo d.C.;



  1. una compiuta esegesi della produzione medica in lingua latina con attenzione ai suoi aspetti contenutistici (per i quali ci si avvarrà, all’occorrenza, della collaborazione di colleghi medici) e formali, cioè linguistici, stilistico-retorici e letterari (di competenza di filologi e letterati);



  1. una traduzione in italiano e in altre lingue moderne efficace, fruibile, fedele e sostenuta dalla conoscenza della più aggiornata teoria della traduzione o traduttologia che dir si voglia.


Come è noto, la traduzione è operazione complessa che ricomprende numerose azioni ermeneutiche: per poter ben tradurre occorre ben comprendere; onde occorre fare affidamento su testi ben costituiti, opportunamente spiegati. L’andamento del progetto dovrà seguire, perciò, il procedimento triadico che in breve include: 1. Rivisitazione della constitutio textus; 2. Esegesi; 3. Traduzione.


Misurare la distanza. Sarà questo un altro compito dei nostri traduttori: la distanza in termini di contenuti e conoscenze, stante l’indiscusso progresso che la scienza medica ha conosciuto in numerosi campi (progresso del quale gli antichi stessi erano consapevoli: veniet tempus, quo posteri nostri tam aperta nos nescisse mirentur, asseriva Seneca nelle Naturales quaestiones), ma anche la distanza fra l’espressione linguistica originaria, di partenza, e l’espressione linguistica odierna, cioè l’approdo. Questo avrà ricadute importanti sulla disseminazione dei risultati della ricerca e sulla loro divulgazione, che non potrà trascurare il mondo della scuola e della formazione universitaria per i plurimi risvolti pedagogici che la consapevolezza della ‘misura della distanza’ nella coscienza della comunione fra noi e l’altra antichità (così taluni definiscono il periodo tardoantico) comporta naturalmente. Onde il coinvolgimento (in prospettiva) tra le forze umane del progetto anche di esperti in pedagogia. Si prevede, infatti, il coinvolgimento di esperti, appartenenti al settore scientifico-disciplinare della Pedagogia, utili nella fase terminale del progetto, al momento della disseminazione dei risultati della ricerca: dovranno collaborare ad organizzare la diffusione e la divulgazione delle traduzioni che realizzeremo nei contesti di fruizione ad esse più idonei, a tutti i livelli dell’istruzione (scolastica, universitaria, della terza età, nella formazione e nell’aggiornamento degli insegnanti), nei contesti dello sport e dell’educazione fisica, in modo da ideare piani integrati di formazione alla cultura medico-scientifica per il tramite della cultura umanistica e della produzione artigrafica latina.


Notevole, infatti, sarà l’investimento sulla disseminazione dei risultati della ricerca che investirà anche il pubblico dei non addetti ai lavori e concorrerà alla promozione della cultura scientifica nell’ambito scolastico, partendo proprio da quella matrice letteraria ed umanistica sulla quale alligna perlopiù (ancora e per fortuna) la nostra formazione. L’obiettivo ideale su vasta scala e a lungo termine è, infatti, la formulazione di una sorta di neoumanesimo che veda la cultura umanistico-letteraria, ovvero la formazione filologica lato sensu, come volano ed elemento propulsore della cultura tecnico-scientifica. Perché non si può vivere di sole STEM.


La specificità tematica dell’oggetto della nostra indagine giustifica il suo carattere interdisciplinare, medico, linguistico, filologico e letterario al contempo. Questa interdisciplinarità non significa una sovrapposizione alla sistemazione teoretica della medicina antica di parcellizzazioni moderne del sapere in determinati settori scientifico-disciplinari che collaborano insieme, ma significa piuttosto un recupero della epistemologia della medicina antica e tardoantica, la quale era ancorata ad una formazione di natura olistica e di matrice umanistica ed era situata in precisi contesti storici. Questa angolazione prospettica occorre, appunto, recuperare, specie nella medicina contemporanea.


Aldilà di questo, soprattutto il progetto TRAMED intende raccogliere l’eredità di fortunate iniziative di studio e di ricerca (nonché editoriali) promosse negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso sulla letteratura medica greco-latina, nell’alveo del Dottorato perugino in Letteratura tecnico-scientifica greca e latina (che vedeva più atenei italiani fra loro consorziati: Trieste, Macerata, Messina); iniziative che attendono di essere riprese, rinnovate, ampliate e completate, in modo da realizzare un piano organico e sistematico di traduzioni, da considerarsi come il prodotto finale e culminante di un lungo processo di investigazione testuale a tutto campo. Di questo piano organico il presente PRIN costituisce spezzone cruciale ed importante.


Questo progetto può essere premessa, allora, di iniziative progettuali ulteriori, di più ampio respiro e di gittata sovranazionale, giungendo a realizzare l’edizione e la traduzione in più lingue moderne del vasto patrimonio di testi medici in latino dall’età dell’ingresso dell’ars medica a Roma fino a tutto il XIX secolo, quando ancora la lingua latina era avvertita come lingua universale della scienza medica. Paradossalmente quella lingua che in passato veniva impiegata per veicolare su larga scala (dall’impero universale alle nazioni) le acquisizioni medico-scientifiche, ora, non essendo più compresa compiutamente, con l’andar del tempo è diventata un ostacolo all’accesso, dei lettori non specializzati nelle discipline linguistico-filologiche, ai testi medici. Testi invece importanti perché sono latori di informazioni, di pratiche, di osservazioni cliniche ed esperienze ancora interessanti sotto molteplici aspetti.


Lo studio della produzione medica in lingua latina non costituisce una novità, ma è nuova la focalizzazione della ricerca sulla pratica della traduzione che presuppone un lavoro sinergico fra competenze differenti. L’approccio traduttivo che qui si intende proporre è nuovo rispetto agli studi sinora condotti sulla scienza in generale e sulla scienza medica in particolare nell’evo tardoantico, che hanno privilegiato approcci di natura storica, speculativa, antropologica e sociologica. Studi come quelli ricordati dovranno essere ovviamente noti ai nostri traduttori per procedere con idonea formazione all’opera di traduzione, ma dovranno essere per loro soltanto un punto di partenza.


Notevole importanza rivestirà per noi lo studio della storia della trasmissione manoscritta dei testi medici tardolatini, nei suoi aspetti codicologi, paleografici e critico-testuali. Il traduttore dovrà far affidamento su un testo edito in modo fededegno e di cui conosca la circolazione manoscritta. La costituzione del testo, tuttavia, non sarà il punto di arrivo della ricerca bensì ne sarà il punto di partenza. Ed ugualmente si dovrà dire dello studio delle fonti (in particolare greche) dei nostri artigrafi medici, anch’esso punto di partenza in vista dell’approdo finale, costituito dalla traduzione.


Un posto particolare dovrà essere occupato dallo studio della lingua tecnica della medicina nella tarda latinità. In questo campo di studi molto è stato prodotto, specialmente fra gli anni Ottanta e Novanta, dai lavori di gruppi di ricerca operativi (limitatamente al contesto nazionale) nelle Università di Trieste, Macerata, Perugia, Messina ed altre. Molto di più è stato prodotto nel contesto europeo: penso agli studi di David Langslow della Manchester University. Ad ogni buon conto, non sempre questi accuratissimi lavori sul lessico tecnico latino della medicina si sono tradotti in opere di versione integrale della produzione medica. A questa lacuna si intende porre rimedio, appunto, attraverso questo progetto, i cui risvolti anche divulgativi sono evidenti ad ognuno.


Un altro risvolto interessante della ricerca consiste nello sforzo di adeguamento (quella che il retore Giulio Vittore chiama accommodatio), dello stile traduttivo al genere letterario. Il che presuppone una conoscenza approfondita delle forme, cioè dei generi del sistema letterario tardolatino che veicolano la scienza medica. E queste forme sono molteplici: non solo il tractatus, ma anche l’epistola, il poema didascalico, l’opuscolo con impianto catechistico, il commento, etc. Anche rispetto a questo ambito di studi molto si è prodotto, ma ciò che si è prodotto non ha trovato concreta applicazione in un’opera organica, sistematica e completa di edizione e traduzione, facilmente accessibile e fruibile tramite un archivio on line. Archivio che appunto ci proponiamo di realizzare. Un capitolo fondamentale di questo progetto è costituito dalla tecnica della traduzione di un testo scientifico.


Tradurre significherà per noi una tensione continua all’adeguamento. Anzitutto l’adeguamento al genere letterario di appartenenza di ciascuna opera: non si potrà, infatti, seguire la medesima strategia traduttiva, ad es., per il Liber medicinalis di Sereno Sammonico, scritto in esametri all’epoca dei Severi, e per le Passiones acutae et celeres di Celio Aureliano, trattato in prosa di autore africano del V sec. d.C. Per quanto sarà possibile, tenteremo un approccio conforme alla teoria del vertere, affinché le nostre traduzioni non siano soltanto “un atto di mediazione fra emittente e destinatario alloglotti”, ma una nuova creazione del testo, una paligenesi che restituisca a nuova vita la produzione medica tardolatina di nostro interesse. Perciò la nostra attitudine sarà di natura interlinguistica, ovviamente, ma soprattutto le nostre traduzioni saranno ‘equivalenti’ sia sul piano semantico sia sul piano stilistico, secondo una equivalenza dinamica dei valori formali, in un equilibrio costante. E questo avverrà, nonostante le opere che studieremo siano ‘tecniche’. Solitamente, infatti, si ritiene che la traduzione tecnica non debba avere ambizione letteraria avendo finalità pratiche. Ma noi non condividiamo del tutto questo assunto. Anche per questo aspetto le nostre traduzioni si configureranno come un’operazione culturale complessa, di matrice assimilativa, tesa a far sì che la società odierna si ponga in contatto con un’altra, quella tardoantica, e si impossessi mediante la traduzione del patrimonio di esperienze linguistiche, scientifiche e letterarie di questa. Le nostre traduzioni costituiranno anche una operazione ‘ermeneutica’ nella misura in cui, come Hermes (da cui il nome), favoriranno lo ‘scambio’ ed il trasferimento della ‘merce informativa’ fra passato e presente. Trattandosi di opere tecniche, presteremo attenzione particolare al lessico e alle proprietates peculiari della lingua latina tecnico-scientifica.


Definiamo a questo punto il corpus dei testi dei quali ci occuperemo. Gli autori e i trattati che andremo a tradurre (e dunque a studiare a tutto tondo) sono quelli inclusi nel Corpus medicorum Latinorum a partire dal II volume, e cioè, oltre i già citati e.g. Sereno Sammonico e Celio Aureliano, la Medicina Plinii, gli erbari di Antonio Musa e dello Ps. Apuleio, nonché il De taxone di Anonimo, il Liber medicinae ex animalibus di Sesto Placito, il De medicamentis di Marcello, il de observatione ciborum di Antimo. Fra questi occupa un posto di particolare importanza il De medicamentis di Marcello, autore della Gallia tra fine IV ed inizio V secolo, perché contiene molte informazioni di cultura materiale. Di Sereno Sammonico è stata pubblicata nel 2018 una traduzione italiana con commento in edizione economica, che tuttavia non è fondata su una nuova edizione critica sulla quale intenderemmo, invece, fondare la nostra traduzione. Dell’importante produzione medica di Celio Aureliano non si possiede ancora, invece, una traduzione sistematica e complessiva in lingua italiana, facendo fede ancora per molti aspetti la versione in inglese di Drabkin. La sua importante opera, citata nel Medioevo accanto a quelle di Ippocrate e di Galeno, era basata sugli insegnamenti della scuola metodica e di Sorano; ha notevoli dimensioni essendo costituita da tre libri di Passiones celeres et acutae e cinque libri di Passiones tardae sive chronicae. Di lui sono importanti anche altre opere che conosciamo in maniera frammentaria, ovvero i Gynecia sulle malattie femminili e il manuale delle Medicinales responsiones, che ha la forma catechistica di un insieme di domande e risposte. Manca anche una traduzione italiana della Medicina Plinii, raccolta di ricette in tre libri ispirata alla Naturalis Historia pliniana e composta nel IV sec. d.C., dell’erbario di Antonio Musa (scritto apocrifo De herba vettonica) e dello Ps. Apuleio e del De taxone. Gli erbari costituiranno una palestra di esercizio filologico importante. Esigenza degli erbari era quella di individuare inequivocabilmente le piante indicate a fini terapeutici. A questo scopo venivano impiegate descrizioni, synonima herbarum ed immagini; al punto che i loro mss. costituiscono pregevoli manufatti artistici. Ma la distonia fra pittore ed amanuense generava errori di corrispondenza fra linguaggio iconico e verbale. Ne è complessa, dunque, l’edizione critica. Il progetto ha anche come obiettivo lo studio organico, finalizzato all’edizione critica a stampa e digitale, di trattati di erboristeria tardolatini. Le ICT potranno consentire soluzioni innovative per la gestione del testo iconico. Per continuare con gli oggetti della ricerca, dobbiamo menzionare Sesto Placido Papiriense (autore riconducibile al IV- V secolo), di cui è stata prodotta nel 2012 una nuova edizione critica con traduzione in lingua spagnola ma manca anche del suo Liber medicinae una traduzione italiana ed in altre lingue. Manca, inoltre, una traduzione italiana complessiva del De medicamentis di Marcello. E la traduzione italiana di Antimo prodotta numerosi anni fa dal Marsili non è basata su un testo critico del tutto condivisibile e non ha avuto sufficiente notorietà. Oltre a questi autori e testi ci occuperemo di Gargilio Marziale (autore nel III secolo di Medicinae ex holeribus et pomis), che ha visto una piuttosto recente nuova edizione critica con traduzione francese ma che necessita di una traduzione italiana complessiva, fondata sulla nuova edizione critica, non essendo ad oggi attendibile quella pubblicata a Bologna nel 1988. Ci occuperemo, inoltre, delle opere di Vindiciano, Teodoro Prisciano, Cassio Felice, autore quest’ultimo che compose il suo trattato nel 447 d.C., come rivela la soscrizione di uno dei mss. che tramandano la sua opera. Questi autori ci porranno di fronte al rapporto con la medicina greca non meno di altri. Singolare è, ad es., il caso di Teodoro Prisciano che nel V secolo compose in greco i suoi Euporista e poi li tradusse in latino. Questi riguardavano rimedi empirici per patologie suddivise in quattro libri ed elencate a capite ad calcem (l. I), trattate secondo la partizione di malattie acute e croniche (l. II), malattie femminili (l. III), malattie della testa ed epilessia (l. IV). Un filone interessante è costituito, poi, dalla traduzione di quei manuali latini che sono a loro volta traduzione tardolatina di opere in greco. Tra queste rivestono particolare importanza le traduzioni latine di trattati del Corpus Hippocraticum, realizzate in ambiente ravennate, e l’Oribasio latino. Fra le opere del primo gruppo possiamo ricordare, ad es., il De conceptu e il De observantia ciborum (da non confondere con il De observatione ciborum prima citato) cui fu prestata attenzione a partire dallo studio pionieristico di A. Beccaria, Le prime traduzioni latine di Ippocrate, “IMU” 2, 1959, 1-56. Tradurre le traduzioni sarà impresa assai fruttuosa. Ci occuperemo inoltre di produzione pseudepigrafa, perché era usanza attribuire a medici di chiara fama opere che effettivamente non erano state da loro composte, così accade, ad es., per una serie di testi assegnati al medico personale di Augusto, ma certamente più tardi: il De tuenda valetudine, la Precatio terrae matris e la Precatio omnium herbarum. Questi ultimi due titoli interessano due carmi di Anthologia Latina (altro filone di ricerca cospicuo del gruppo dell’Ateneo di Perugia). A rimarcare l’importanza di quella che possiamo definire in modo anacronistico ‘medicina di genere’ interviene l’opera di Mustione/Muscione il quale scrive precetti ginecologici ed un prontuario per le levatrici. Potrebbe sembrare che il grande escluso di questo progetto (a causa della scelta cronologica) sia Celso. In realtà la sua presenza di Cicero medicorum aleggerà continuamente sui nostri studi non fosse altro perché egli fondò il linguaggio della medicina romana e perché la sua opera costituisce un retroterra di riferimento imprescindibile. A lui, ad es., risale la sempre proficua partizione della medicina in dietetica, farmaceutica e chirurgia che certamente non potremo dimenticare. Allo stesso modo dovremo considerare i libri (molto fortunati nell’età tardoantica e medievale) dedicati alla medicina nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio (I ll. XX-XXVII con i medicamenti ricavati dalle piante, XXVIII-XXXII con i rimedi ricavati dagli animali, XXXIII-XXXVII con altre ricette) o la sezione medica dei Libri ad Marcum filium di Catone o gli insegnamenti delle tre principali scuole mediche di età ellenistica (razionale, metodica ed empirica), che grande importanza ebbero per la medicina romana fino a tutta l’età tardoantica. L’anima fondativa del progetto è dunque di carattere filologico, al punto che saranno da noi previste e tenute in conto tutte le istanze della scienza ecdotica. Come in antico i testi di medicina vennero scritti in grafia onciale, perché questa era la grafia ‘nuova’ a fronte dell’antica grafia capitale riservata ai classici, anche l’edizione delle nostre traduzioni conoscerà soluzioni nuove. Ci proponiamo, infatti, di far confluire i prodotti della nostra ricerca non solo in volumi a stampa, cartacei e tradizionali, ma anche in specifiche edizioni digitali all’interno di un sito dedicato (www.tramed.it). Il che contribuirà non poco alla disseminazione dei risultati della ricerca. Le nostre traduzioni potranno essere utili a colleghi di altre discipline perché i trattati di medicina sono ricchissimi di informazioni riconducibili alla cultura materiale. Ad es., l’indicazione terapeutica di bagni termali potrà contenere informazioni utili per l’archeologo che voglia studiare la diffusione di questi edifici architettonici in un dato ambiente, ricette che raccomandano pratiche magiche e superstiziose potranno costituire testo documentario per l’antropologo, la presenza di determinati ingredienti esotici nella composizione di alcuni rimedi farmaceutici potrà essere indicativa delle rotte commerciali seguite da questi prodotti e dunque potrà essere utile allo storico e all’economista. Poiché oggi non è detto che l’archeologo, l’antropologo, lo storico e l’economista conoscano a fondo le lingue classiche per un accesso diretto alla fonte, è presumibile che non disdegneranno una traduzione di quelle fonti. Ma soprattutto le nostre traduzioni possono intercettare le linee programmatiche del PNRR in considerazione dell’interesse manifestato da alcune case farmaceutiche per questo tipo di produzione. Ho già avviato, infatti, proficui contatti con il gruppo Aboca, specializzato in prodotti fitoterapici, i cui ricercatori hanno prestato attenzione (non solo per bibliofilia) agli spunti ed alle idee suggerite da tale produzione tardolatina al fine del confezionamento di nuove linee di prodotti. Ci sono poi approcci terapeutici che sembrano moderni ma che invece risalgono all’antichità e si perfezionano nella tarda antichità. Si pensi ad es. all’impiego della musicoterapia per la cura di patologie neurologiche. Noi tutti ricordiamo i miti di Orfeo e delle sirene. Ebbene questi potrebbero nascondere remoti impieghi della musica a fini psicagogici che si trasformarono in vere e proprie cure per le malattie mentali con il medico Asclepiade e che poi trovarono spazio apposito nelle trattazioni De musica antiche e tardoantiche (di Alipio, Euclide, Gaudenzio-Muziano, Tolomeo, Agostino, Boezio etc.). C’è insomma un tesoro nascosto da riscoprire; le traduzioni potrebbero ripartire questo tesoro fra più numerosi beneficiari. Non possiamo infine tacere le implicazioni positive, in termini di accrescimento dell’offerta, per le aziende italiane dell’editoria: le nostre traduzioni potranno incrementare le collane dedicate al tema dando vita ad iniziative editoriali assimilabili alla serie “I classici della scienza” diretta da Ludovico Geymonat presso UTET. Auspichiamo, grazie anche al contributo dei ricercatori dell’unità di Torino, il coinvolgimento dell’Accademia delle Scienze di Torino che sarà utile cassa di risonanza dell’idea progettuale.


Da quanto si è detto è chiaro – crederei – che oggetto della ricerca sono le opere dedicate nell’età tardoantica alla medicina ex professo e non le presenze di contenuti medici in opere letterarie di vario genere che possano aver fatto ricorso a questa scienza per scopi puramente letterari (come metafore, similitudini et sim.). E forse è superfluo precisare ulteriormente che l’individuazione della produzione medica in lingua latina come oggetto della ricerca non ci esonera dalla conoscenza della produzione in lingua greca, che possiamo considerare ancora vitale nell’Occidente (non solo nell’Oriente) tardoantico, costituendo a suo modo ed in un certo senso un capitolo non scritto di opere celeberrime come quelle di Courcelle e di Riché.


Sarà necessario istituire rapporti significativi fra la produzione medica in lingua latina dell’età tardoantica e la coeva produzione in lingua greca. Si fa particolare riferimento all’opera di Oribasio, medico dell’imperatore Giuliano; a quella di Ezio Amideno, vissuto sotto l’imperatore Giustiniano, che ad es. conserva in greco un passo del trattato ippocratico De septimanis, il quale altrimenti ci sarebbe pervenuto soltanto nella sua traduzione latina, ai commentatori alessandrini di Ippocrate dei secoli VI e VII (Palladio, Giovanni e Stefano) e all’enciclopedia medica di Paolo di Egina.

Un ruolo importante sarà costituito dai laboratori di traduzione che avverranno in contesto seminariale aperto a tutti gli interessati in modalità mista (ossia in presenza e a distanza) con cadenza trimestrale e costituiranno momenti importanti di riflessione sulla teoria della traduzione, sulla tecnica di traduzione e sull’esegesi dei testi tradotti. Un argomento di rilevante interesse che verrà trattato in sede seminariale sarà costituito dalle traduzioni latine dei trattati greci, le quali dovranno essere tradotte in italiano e nelle altre lingue moderne. Ci si occuperà delle traduzioni realizzate fra il V e il VI secolo specialmente a Ravenna dei sette trattati del Corpus Hippocraticum “Arie, acque e luoghi”, “Aforismi”, “Malattie delle donne”, “Natura dell’uomo”, “Prognostico”, “Regime”, “Settimane”. Di queste – come è noto – fa menzione Cassiodoro che raccomandava ai monaci di Vivarium di leggere Ippocrate e Galeno in latino. Poiché queste traduzioni dal greco sono molto letterali, sono spesso utili ai fini della costituzione dei testi greci oltre che per numerosi altri scopi, incluso lo studio dell’evoluzione diacronica del latino. Si potranno realizzare studi e nuove acquisizioni che potranno essere confrontati con le traduzioni degli stessi testi greci in siriano e in Arabo, realizzate per impulso di Hunayn ibn Ishaq nel IX secolo, le quali sono attualmente interesse di progetti specifici ERC come quello denominato AlchemEast presso l’Università di Bologna e coordinato dal prof. Martelli che partecipa alla redazione di CIAM, collana di cui parlerò più avanti. I risultati di questi seminari verranno registrati in verbali che saranno pubblicati sul sito di TRAMED e poi saranno pubblicati in forma rielaborata nella iniziativa editoriale, segnalatami dalla sua direttrice Brigitte Maire, avente sede a Losanna. Si tratta, come dicevo, di CIAM (Current Issues in Ancient Medicine), che risponde perfettamente agli scopi di questo progetto, perché questa Collana mette a disposizione di un vasto pubblico pubblicazioni cartacee e in Open Access sui risultati delle ricerche attuali intorno alla medicina dall’Antichità fino al Rinascimento. La Collana pubblica, nelle principali lingue della produzione scientifica, monografie, raccolte di studi, edizioni critiche, traduzioni e commenti esaminati da un comitato internazionale aventi plurime angolazioni d’approccio metodologico: la filologia, la storia della scienza, la storia delle idee, in modo da riflettere la diversità di interessi suscitati dalla medicina antica presso i lettori contemporanei.


Come con il greco così anche con la religione (e l’etica) cristiana deve fare i conti la medicina romana tardoantica, specie in quelle opere, come ad es. i gynecia, che più di altre ponevano già allora problemi etici. È interessantissimo studiare (e tradurre) le circonlocuzioni verbali che gli autori più scaltriti (medici e retori al contempo) adoperano per glissare sulle questioni più spinose in campo morale o per individuare soluzioni di compromesso fra etica e scienza. Per non parlare del grande tema del rapporto fra fides e ratio, fra credere ed intelligere. Va inoltre indagato il rapporto della medicina tardoantica con le altre arti e discipline, dal momento che essa era parte di una cultura enciclopedica ben codificata. Fra le varie discipline molto fertile, specie per la istituzionalizzazione della professio medica, è il rapporto con la giurisprudenza coeva. Ed ogni discorso andrà rapportato, di conseguenza, ad uno specifico quadro di riferimento sul modo di concepire la scienza medica proprio di ogni autore, nell’intento di distinguere sempre ciò che appartiene alla opinio e ciò che appartiene alla scientia.


I latinisti del Dipartimento di Lettere dell’Università di Perugia hanno cominciato a svolgere ricerca sulla medicina antica negli anni Novanta del secolo scorso. Il che ha consentito di costituire un patrimonio di conoscenze e di bibliografia che rendono il suddetto dipartimento idoneo ad ospitare TRAMED. In particolare, la proponente del presente progetto, cioè la sottoscritta, ed il suo gruppo di ricerca hanno lavorato (testi le pubblicazioni in IRIS) sulla produzione medica e dietetica tardolatina. D’altro canto, il medesimo gruppo di ricerca ha coltivato le digital humanities in più di un progetto PRIN finanziato (PRIN 2005, PRIN 2007, PRIN 2010-2011); perciò sono presenti nel dipartimento strumenti informatici e competenze utili all’elaborazione dell’edizione critica digitale con relative traduzioni che verrà ospitata nel sito www.tramed.it. Lo stato dell’arte e la qualificazione delle strutture dipartimentali presentano, dunque, congrua solidità ed idoneità ad ospitare e supportare il progetto. Indiscusse sono, poi, le competenze filologiche dei ricercatori delle altre due unità, la cui predilezione per il versante della grecità sarà utile allo studio delle fonti greche sottese ai trattati latini e delle tecniche di traduzione dal greco al latino della materia medica antica.


Il presente progetto, per il suo versante digitale, soddisfa le linee programmatiche del PNRR, oltre che per i motivi già detti del coinvolgimento delle imprese farmaceutiche e dell’editoria, anche in considerazione dell’adeguamento agli obiettivi della digitalizzazione e della innovazione ivi previsti. Il progetto, inoltre, è teso a valorizzare il capitale umano nella misura in cui forma il ricercatore in ottica multidisciplinare, rendendolo versato non solo nella filologia testuale tradizionale ma anche nelle ICT ed acuendone la sensibilità per quelle STEM più utili alla comprensione dei contenuti dei trattati medici oggetto di studio. Sono pertanto evidenti le ricadute scientifiche, sociali ed economiche del progetto sul territorio nazionale a livello imprenditoriale e a livello culturale nella prospettiva di un neoumanesimo privo di steccati epistemologici o disciplinari ed animato da una ‘teoria unificata del metodo’. Il progetto – come è facile intuire – intercetta anche l’obiettivo della SNSI di realizzare “generazioni di prodotti per far crescere la ricchezza… e scommettere sulla possibilità di creare nuovi posti di lavoro che possano durare nel tempo”, proprio nella misura in cui ambisce a formare profili di studenti che a partire da una solida ed organica formazione umanistica di sostrato abbiano competenze informatiche e propensione per le STEM. In altre parole, il progetto ha sul piano pedagogico l’ambizione di formare figure professionali con institutio umanistica che possano essere impiegate nel mondo delle imprese farmaceutiche e dell’industria del libro. Poiché la cultura umanistica è tradizionalmente ancora forte e connotativa dell’impostazione pedagogica dei licei in Italia e ne è anche – giustamente – un suo vanto, si dovrebbero favorire e diffondere progetti come questo, i quali costituiscano ‘ponti’ fra i SSD delle discipline umanistiche e quelli delle c.d. scienze esatte. In particolare, nell’area tematica dell’industria intelligente e sostenibile, anch’essa pilastro importante del PNRR, il progetto TRAMED attraversa le traiettorie di sviluppo dei processi produttivi innovativi ad alta efficienza per la sostenibilità industriale ed alligna non solo nello specifico ambito umanistico ma anche nell’area “Salute, alimentazione, qualità della vita” ed in termini più generali nell’area del “Patrimonio culturale e dell’Industria della creatività” che espressamente favorisce l’editoria digitale.


Malgrado questo progetto appartenga all’ambito umanistico e si occupi dell’età tardoantica – circostanze queste che secondo la communis opinio renderebbero sulle prime apparentemente difficile, se non impossibile, parlare di potenzialità applicative, impatto scientifico-tecnologico ed impatto sociale – in realtà esso ha notevoli risvolti applicativi e d’impatto socio-economico. La più importante applicazione di questa ricerca è nell’ambito dell’istruzione alla cultura intesa in senso globale e alla cultura scientifica con riferimento alle cosiddette scienze esatte. Divulgando la letteratura medica dell’antichità ed in particolare della tarda antichità tramite traduzioni fruibili ad ogni livello dell’istruzione scolastica ed universitaria, si potrà realizzare un rinnovamento dei programmi di studio che sino ad oggi sono stati sempre incentrati sulle belle lettere con un occhio particolare per la cosiddetta età aurea della letteratura latina (motivo per cui le antologie scolastiche, ma anche i programmi dei corsi universitari, riguardano spesso autori celeberrimi come Orazio, Virgilio, Ovidio ed altri giustamente famosissimi), trascurando completamente (o quasi) la produzione degli artigrafi o dei cosiddetti autori minori. Data la configurazione del nostro sistema scolastico ed il monte ore (giustamente) riservato alle discipline umanistiche, ed anche considerata la caratura formativa in senso olistico che queste possiedono per statuto epistemologico, diventa una reale opportunità formativa per l’orientamento alle scienze esatte e, d’altro canto, per la specializzazione (linguistica e filologica) nelle discipline umanistiche la conoscenza della nutrita produzione di opere mediche (come anche di altre scienze) prodotte in latino, in una prospettiva di integrazione ed interazione organica dei saperi multidisciplinari. La formazione degli insegnanti ed il loro aggiornamento ne trarrebbe un innegabile beneficio. D’altra parte, la scienza medica contemporanea si sta mostrando sempre più attenta all’aspetto del ‘prendersi cura’ della persona nel suo insieme psico-fisico, piuttosto che del solo ‘curare’ la patologia. E questo approccio è inequivocabilmente quello proprio della medicina antica, anche se non tutti gli esperti delle discipline scientifiche e tecnologie ne sono consapevoli fin nel dettaglio perché non tutti hanno accesso diretto ai testi antichi che esprimono questi concetti. Al che vorremmo rimediare con le nostre traduzioni. Pertanto la conoscenza dei trattati oggetto della nostra ricerca può essere proficua anche nel campo della formazione dei futuri medici.


Il nostro progetto ha inoltre un forte potenziale trans-disciplinare ed inter-disciplinare non solo perché mira a coinvolgere al suo interno medici e pedagogisti ma anche perché mira alla produzione di traduzioni che possano diffondere appieno la vocazione documentaria delle opere di medicina antiche. Queste contengono, sullo sfondo delle nozioni mediche esposte con un’ottima formazione retorica dagli autori antichi, informazioni sulla botanica, la mineralogia, le rotte commerciali, gli edifici architettonici, gli utensili della cultura materiale, pratiche magico- superstiziose, aspetti della storia e della prosopografia delle epoche della loro composizione che meritano una più estesa conoscenza. Leggere una compositio, cioè una ricetta medica antica, consente infatti di conoscere nomi di piante e minerali, la loro posologia (e quindi le unità di misura di pesi e liquidi), le rotte commerciali che hanno consentito di procurarli, il benessere dei ranghi sociali che si possono permettere determinate cure: insomma, un universo di informazioni che possono interessare branche disciplinari plurime. Poiché questi autori medici tardolatini sono sconosciuti ai più e poiché la loro lingua non è facilmente comprensibile ai colleghi economisti o botanici o chimici o di altri ambiti, rivestono grande utilità ed importanza le traduzioni che intendiamo approntare.


Il mondo aziendale dell’ambito medico-farmaceutico ed il mondo dell’industria della comunicazione non possono non essere interessati alle acquisizioni del nostro progetto. Il primo se ne gioverà per acquisire consapevolezza di contesto e di quadro di riferimento culturale (se non anche spunti per nuove linee di prodotti, ad es., fitoterapici), il secondo, che comprende le imprese dell’editoria e quelle delle telecomunicazioni, vi troverà numerosi materiali utili alla divulgazione scientifica. Poiché la tempistica di questo bando prevede di contenere il progetto in due anni, ci è sembrato ragionevolmente fattibile realizzare traduzioni di opere mediche latine di una sola fase temporale, cioè quella tardoantica, ma la gittata del progetto è più ampia e nel prossimo futuro, guardando anche a bandi internazionali (specie europei) vorremmo coprire tutto l’arco temporale che va da Celso al XIX secolo e vorremmo dar vita ad una infrastruttura di ricerca specificamente dedicata. Per il momento ci accontenteremo di collegare il nostro progetto alla attività ‘Training and Education’ della infrastruttura già esistente e collaudata, nota con l’acronimo DARIAH, ma, con l’auspicio di poterlo fare, oltre i limiti temporali di questo progetto, vorremmo individuare una nicchia specifica per questa idea progettuale all’interno della roadmap ESFRI ed in conformità al PNIR ed il PNRR. Ciò consentirebbe di migliorare l’impatto di questa idea progettuale sul sistema della ricerca e di incrementarne la competitività nello scenario internazionale, tenendo costantemente presenti le caratteristiche che una infrastruttura di ricerca deve avere e cioè la qualità scientifica, la qualità tecnologica, la qualità manageriale ed il valore aggiunto a livello europeo, servizi collegati di alto livello, libero accesso transnazionale su base competitiva e risultati disponibili in forma aperta. Intendiamo inoltre considerare e tenere presenti sullo sfondo della nostra ricerca le considerazioni scaturite dalla Conferenza di Vienna sull’impatto delle scienze sociali ed umanistiche del 28-29 novembre 2019. Ciò comporterà una nostra costante attenzione al ‘potere trasformativo’ sul piano sociale insito nella nostra ricerca, preoccupandoci anche di monitorare e misurare le applicazioni dei prodotti della ricerca nella scuola e nell’università attraverso l’analisi matematica delle scelte degli studenti in uscita dai percorsi liceali tradizionali verso i vari corsi di studio. Ciò contribuirà a rendere visibile l’impatto di un progetto umanistico che altrimenti potrebbe rimanere invisibile e non quantificato. Occorre, tuttavia, tener presente che l’impatto sociale di un progetto SH si potrà misurare appieno in realtà soltanto in periodi a lungo termine, perché le trasformazioni sociali richiedono archi temporali lunghi e misurazioni sofisticate a differenza di quello che accade per altri ambiti disciplinari. La conferenza viennese or ora ricordata ha indicato come prima fra le priorità del futuro la trans-disciplinarità, la complessità ed il confronto diretto con le discipline STEM; il presente progetto auspica di rispondere appieno a questo obiettivo che molti esperti hanno giudicato rilevante. Esso intende, inoltre, realizzare l’ancoramento dell’innovazione, sulla base del secondo obiettivo della Conferenza di Vienna e di un importante pilastro del PNRR, dal momento che ogni innovazione scientifico-tecnologica (ed anche medica) può avere successo soltanto se è fortemente ancorata al suo sostrato culturale tradizionale. Ed in questo (oltre che nella vocazione ad una sussistenza autonoma) risiede il valore e la funzione ineludibile delle SH. Tali osservazioni conclusive mirano a proporre la coerenza del presente progetto non solo con l’attuale programma quadro europeo che è ora al suo esordio, cioè con Horizon Europe che costituisce una evoluzione del precedente programma quadro particolarmente attenta al futuro delle nuove generazioni d’Europa. Se perciò si vorrà investire a livello nazionale su questo progetto, si potrà avere anche la speranza di intercettare fondi a livello di progettazione europea.


Insomma, secondo l’aforisma ippocratico che ancora si legge nell’iscrizione sovrastante l’ingresso della biblioteca di Montpellier, sede di una celebre scuola di medicina, “lunga è l’arte”. Come dire che l’attualizzazione della medicina antica e tardoantica era fatto già previsto in origine, al quale oggi siamo chiamati a dare concreta realizzazione (a partire da TRAMED). Come il serpente, simbolo di Asclepio, dio della medicina, muta pelle ogni anno, così l’approccio allo studio dell’arte medica tardoantica previsto da questo progetto, incontrando le istanze del PNRR, muta pelle e si rinnova, sì da parlare anche alla società contemporanea che nella pandemia ha fatto esperienza diretta più che in altri tempi del tema medico. Utile è conoscere la storia dell’arte medica, perché – come asserisce Cosmacini nella sua storia della medicina dall’antichità ad oggi (Laterza, 2019) – non c’è mai stata “una società umana senza medicina, senza cioè una qualche forma di risposta, curativa o rassicurativa, alla domanda di tutela della vita umana”.